Il successo della mindfulness
La Mindfulness è diventata celebre, con tutto ciò che comporta.
Partiamo dal definire cos’è la mindfulness. Questo termine significa portare attenzione in modo intenzionale, aperto e non giudicante al momento presente. Tale capacità viene coltivata attraverso la meditazione e ci aiuta a riscoprire dimensioni di noi stessi perse nel frullatore di una quotidianità sempre più caotica. Ci permette, attraverso l’allenamento alla presenza mentale e alla consapevolezza, di ridurre l’agire automatico e riprendere le redini della nostra vita.
Immaginiamo di concederci una gita fuori porta, ma ci siamo scordati lo smartphone e ormai è tardi per tornare indietro. Questa sciagura percepita, privandoci di molti stimoli esterni (la maggior parte certamente superflui) potrà darci maggiori opportunità di cogliere la bellezza del momento, la meraviglia davanti ai nostri occhi, senza continue interferenze o senza la tentazione di fotografare per i nostri follower. Una tale tranquillità potrà far tornare alla mente idee accantonate, pensieri trascurati o altri elementi che nel caos quotidiano non trovavano spazio. Potremo sentirci calmi e rigenerati dopo questa giornata e forse non ci fionderemo nemmeno sul telefono al nostro rientro.
Venendo al suo successo, la mindfulness ci aiuta a ritrovare questi momenti all’interno della quotidianità e nel nostro mondo, non in cima all’Himalaya né ribaltando la nostra vita né tantomeno cambiando fede religiosa. Questo è il primo punto del suo successo: una pratica accessibile a tutti, che può entrare nelle nostre vite senza stravolgimenti. Detto diversamente: non serve per uscire dal mondo, ma per starci dentro, possibilmente meglio.
Secondo punto: ne abbiamo estremamente bisogno. Siamo talmente assuefatti alla confusione mentale che qualsiasi stimolo per essere colto deve essere al massimo volume, altrimenti non riusciamo a distinguerlo. Guardiamo l’alimentazione, spesso se non prendiamo un cibo extra-saporito facciamo fatica a percepirne il gusto, impegnati spesso a fare altre cento cose in quel momento. Non c’è dubbio che le attività nelle nostre vite siano sempre più numerose, frammentate e sovrapposte e la mindfulness ci può aiutare in questo senso a portare un po’ di ordine e respiro.
Terzo punto: negli ultimi quaranta anni medici e psicologi hanno sviluppato diversi protocolli di mindfulness, rendendo la pratica meditativa adatta a tutti e dimostrandone scientificamente la sua efficacia in svariati contesti. È importante sottolineare che la mindfulness non è stata inventata da zero, al contrario, è basata su antiche e preziose pratiche meditative orientali, ma adattate al nostro contesto occidentale.
Fino a qui tutto bene. Ora guardiamo il rovescio della medaglia.
La diffusione di una disciplinapurtroppo porta con sé anche la sua banalizzazione. Gli insegnamenti vengono via via diluiti con il rischio di perderne il senso autentico e in molti casi la forma finisce per emergere sulla sostanza: aumentano le facili aspettative (e poi le delusioni), diminuisce il valore reale.
Suggerisco a questo punto qualche importante aspetto sul quale porre attenzione:
Ogni versione rapida, smart, in pillole è una scorciatoia che non funziona. Le pratiche sono chiamate in questo modo perché vanno praticate, talvolta anche con una certa fatica. Di norma i corsi introduttivi durano otto settimane. Da evitare per i neofiti anche la strada opposta dei ritiri full immersion: di difficile comprensione e potenzialmente traumatica.
La mindfulness non è l’apprendimento di un concetto, tantomeno di uno slogan, ma lo sviluppo progressivo di uno spazio di quiete per ritrovare contatto con noi stessi. Attraverso l’abitudine a vivere questo momento dedicato, possiamo imparare a vederci, comprenderci e orientarci meglio.
Il fine non è la meditazione in sé, ma portare più attenzione e consapevolezza, più equilibrio e orientamento nelle nostre vite. In alcune frequenti distorsioni passa l’idea di una pratica di piacere, basata sull’immaginazione e accompagnata da un contesto orientaleggiante. Nessuno di questi elementi è caratteristico della mindfulness.
Non seguire insegnanti improvvisati. La mindfulness è un apprendimento articolato, nel quale si lavora su pensieri, emozioni e altri aspetti da maneggiare con cura. Per questo è necessario che l’insegnante abbia alle spalle una solida formazione, anche psicologica.
In sintesi, la mindfulness si apprende in un percorso guidato, basato principalmente, ma non esclusivamente, sulla pratica meditativa. Il fine è sviluppare presenza mentale e consapevolezza da portare al nostro servizio, per vivere e agire in modo meno automatico ma con più pienezza e libertà di scelta. Decenni di ricerca scientifica hanno dimostrato i numerosi benefici psico-fisici dei protocolli mindfulness, trasversalmente a soggetti e contesti diversi (quando insegnati seguendo i criteri propri della disciplina).
Per approfondimenti sulla mindfulness e informazioni su corsi e workshop visita la pagina https://www.gionatanmandice.com/mindfulness/